I nostri racconti da 1 minuto!


Oggi ci prendiamo una pausa dalla nostra attività di stesura e revisione dei nostri pezzi per imparare come si fa a scrivere racconti brevi.
Prenderemo come esempio alcune narrazioni, tratte dal libro Storie del terrore da un minuto, e analizzeremo le strategie di scrittura utilizzate dagli autori per creare racconti concisi ma di sicuro effetto.
Al solito, cercheremo di copiarne i segreti e li applicheremo nel corso della stesura dei nostri scritti.


Partiamo dal racconto di Tui T. Sutherland intitolato "Zampette" che, pur essendo brevissimo - una trentina di righe - contiene numerose tecniche di scrittura che potremmo provare ad imitare per produrre storie concentrate e sintetiche, ma capaci di tenere avvinghiato il lettore ad ogni singola parola.
Il racconto, come puoi immaginare dalla raccolta da cui è tratto, appartiene al genere horror.



Sapevo che non avrei mai dovuto uccidere quel ragno.
Stavo rifacendo il letto quando vidi qualcosa che fuggiva via zampettando sotto le lenzuola. Tirai via le coperte e scagliai il libro contro il materasso, picchiando e pestando e urlando finché del grosso ragno marrone non rimase che una poltiglia spiaccicata, molliccia e bavosa.
Avevo la pelle d'oca. Rabbrividivo all'idea che quel ragno fosse rimasto nel letto con me per tutta la notte. Tirai via dal letto le lenzuola, le portai a mia madre e le ficcammo subito in lavatrice.
Ma quella notte, persino con le lenzuola pulite, non riuscii a chiudere occhio. Continuavo a sentire delle minuscole zampette che mi strisciavano sulla pelle. Minuscole appendici spinose mi danzavano sui piedi nudi, si arrampicavano lente sopra il pigiama, mi sfioravano il collo nudo. Mi dissi che stavo lavorando di immaginazione. Cercai di non badarci.
E poi... sentii qualcosa di piccolo, come la gommina di una matita, cascarmi sulla guancia e muoversi rapido in direzione del mio orecchio.
Mi tirai su urlando. Stavo ancora gridando aiuto quando mia madre si precipitò e accese la luce.
Il soffitto brulicava di ragni. Dei ragni si arrampicavano sulla tastiera del letto, zampette appuntite marciavano verso di me. Tutt'intorno, la coperta era un mare di zampette che si dibattevano e di occhi luccicanti.
Ma non erano lì per me. Non appena la luce si accese, cominciarono a riversarsi per terra e a cadere giù dal soffitto. Sciamavano verso la porta in un nugolo zampettante.
Avevo ucciso la loro madre... ed erano venuti a prendere la mia.


Mamma mia, è proprio il caso di dire! Breve ma spaventoso, non c'è che dire!!
Al di là del fatto che già la scelta del soggetto è azzeccata, visto che il ragno nell'immaginario comune viene considerato uno degli animali più terrificanti che esistano, il racconto è un gioiellino dell'horror, perchè dimostra tutte le caratteristiche riscontrabili in tale genere e testimonia, altresì, una miniera di tecniche di scrittura che ci accingeremo a breve ad individuare e sperimentare.
Vediamole una ad una, spezzettando il racconto in varie parti ed analizzando i vari spunti che esse possono offrirci.

INCIPIT
Sapevo che non avrei mai dovuto uccidere quel ragno.
Ottimo no? Proprio un incipit "calamita", in cui si anticipa subito che un'azione svolta dal protagonista porterà conseguenze nefaste. Ed il lettore appare subito interessato a leggere la storia.

PAROLE SPECIFICHE E "POTERE DEL TRE"
Stavo rifacendo il letto quando vidi qualcosa che fuggiva via zampettando sotto le lenzuola. Tirai via le coperte e scagliai il libro contro il materasso, picchiando e pestando e urlando finché del grosso ragno marrone non rimase che una poltiglia spiaccicata, molliccia e bavosa.
I termini utilizzati, in particolare i verbi al gerundio che danno maggiormente l'dea di qualcosa che sembra stia avvenendo nell'esatto istante in cui viene raccontato, sono tutti termini specifici che, come ben sappiamo, vivacizzano la narrazione e la rendono accurata, precisa e dettagliata.
Verbi ed aggettivazioni, inoltre, vengono ripetuti per tre volte, così da intensificare l'effetto e rendere più incisiva la scena: è il cosiddetto "potere del tre", spesso utilizzato tra gli scrittori per i motivi sopra esposti.

"MOSTRA, NON DIRE"
Avevo la pelle d'oca. Rabbrividivo all'idea che quel ragno fosse rimasto nel letto con me per tutta la notte. Tirai via dal letto le lenzuola, le portai a mia madre e le ficcammo subito in lavatrice.
Possiamo notare che non viene nominato il sentimento provato dal protagonista (ribrezzo? ripugnanza? disgusto?), ma ne vengono mostrati efficacemente gli effetti: è la tecnica del "Mostra non dire" o "Show don't tell".

DESCRIZIONI SENSORIALI
Ma quella notte, persino con le lenzuola pulite, non riuscii a chiudere occhio. Continuavo a sentire delle minuscole zampette che mi strisciavano sulla pelle. Minuscole appendici spinose mi danzavano sui piedi nudi, si arrampicavano lente sopra il pigiama, mi sfioravano il collo nudo. Mi dissi che stavo lavorando di immaginazione. Cercai di non badarci.
Il senso di ribrezzo prima fatto percepire, si intensifica con la solita terminologia specifica, con il cambio dei modi e tempi verbali al passato remoto indicativo per dare l'idea che inizi a cambiare il ritmo della narrazione e, in generale, per renderla precisa e concreta. Il ricorso alla sensorialità, in primis al tatto, ci fa immaginare perfettamente ciò che succede, provocando ribrezzo a noi stessi che stiamo leggendo queste righe. Significativo anche l'uso delle metafore, che ci fanno immaginare la scena come se la stessimo vedendo in tv, come se stessimo quasi guardando un film.

SUSPENSE...
E poi... sentii qualcosa di piccolo, come la gommina di una matita, cascarmi sulla guancia e muoversi rapido in direzione del mio orecchio.
Mi tirai su urlando. Stavo ancora gridando aiuto quando mia madre si precipitò e accese la luce.
Ancora ricorso alla sensorialità tattile e all'uso di termini e tempi verbali specifici per dare l'idea di azioni precise che appaiono vissute nel medesimo istante in cui si leggono. Puntolini di sospensione, ritmo narrativo che si intensifica con le azioni rapide e concrete che si delineano danno  luogo alla strategia indispensabile del genere horror: la suspense.
Vi raccomando di carpirne i segreti narrativi e provare a sperimentarli consapevolmente, perchè un racconto horror senza suspense non può esistere proprio!

IL CLIMAX
Il soffitto brulicava di ragni. Dei ragni si arrampicavano sulla tastiera del letto, zampette appuntite marciavano verso di me. Tutt'intorno, la coperta era un mare di zampette che si dibattevano e di occhi luccicanti.
Come ricorderete, il plot della scrittura - da elaborare in fase di prescrittura - prevede che venga strutturata la storia che si intende scrivere nelle sue fasi essenziali. Non può certo mancare il climax, ovvero il punto culminante in cui la tensione narrativa raggiunge il suo massimo. Il colpo di scena, insomma. E questo è proprio il climax del racconto medesimo: puoi  immaginarti un momento più terrorizzante di questo? Da vero e proprio collasso cardiocircolatorio, altrochè, questa coperta di ragni! Più climax di così! Nota i termini specifici, le metafore, l'incalzare delle azioni, le sensazioni tattili e visive che ci fanno "vedere" la scena raccapricciante piuttosto che leggerla soltanto. 

FINALE D'EFFETTO
Ma non erano lì per me. Non appena la luce si accese, cominciarono a riversarsi per terra e a cadere giù dal soffitto. Sciamavano verso la porta in un nugolo zampettante.
Avevo ucciso la loro madre... ed erano venuti a prendere la mia.
La conclusione è... tremenda!! Ragni che scendono dal soffitto e dal letto per vendicarsi della loro madre morta! L'autore, anzi l'autrice perchè Tui T. Sutherland è una donna, non avrebbe potuto elaborare un finale migliore, in termini di resa spettacolare. Un nuovo colpo di scena a fine brano è ciò che rende il lettore impressionato dall'intero racconto e anche ciò che giustifica la sensazione di suspense prima provata.


Visto quante strategie abbiamo individuato che potete provare a sperimentare?
Vi verrà richiesta infatti la produzione di un racconto breve, pertanto iniziate con l'appuntarvi sul tuo taccuino il plot o la struttura a diamante della storia che avete in mente di scrivere, focalizzando soprattutto l'attenzione sui personaggi, sugli ambienti e sulla trama essenziale dei vostri testi. Dopo questa prima fase di prescrittura, procedete alla stesura della vostra bozza: a fine laboratorio, vi verrà ritirata, così da poter condividere insieme la prossima volta ciò che è stato prodotto ed avviare un lavoro di revisione testuale consapevole e fattivo.
Ricordate che, nel corso della stesura del vostro pezzo, avrete sempre modo di usufruire delle consulenze del docente e dei vostri pari, quindi non perdetevi d'animo se vi sentite a tratti bloccati. Provvederemo insieme a darci idee, spunti e suggerimenti, come sempre avviene.
Buon lavoro!




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