Il bello di essere un gruppo: poter condividere


Bisogna ammetterlo: noi scrittori del laboratorio del mercoledì siamo proprio un bel gruppo!
Proveniamo da classi diverse, abbiamo età differenti, ma il nostro appuntamento fisso con la scrittura del mercoledì è un modo per collaborare insieme in modalità diversa rispetto al mattino (quando gli amici di prima e terza, ad esempio, hanno modo di confrontarsi o lavorare insieme?), è un modo per imparare tecniche di scrittura dal docente, certo, ma è anche il momento in cui il confronto più produttivo avviene tra noi, scambiandoci idee, facendo leggere i nostri pezzi ai compagni, fornendoci suggerimenti, spunti e perfino correzioni senza sentirci oppressi dal peso della valutazione.
Ciascuno di noi, inoltre, può scrivere seguendo i propri tempi di ideazione, stesura e revisione, oppure strutturando le storie secondo una impostazione che ritiene più congeniale: alcuni hanno già scritto più di un racconto, altri hanno in mente un'unica storia, suddivisa in più capitoli o livelli di lettura.
Dopo la pianificazione e scrittura su carta, possiamo utilizzare il pc per favorire la revisione (spostare, modificare, tagliare alcune parti usando il computer è indubbiamente più comodo!), ma anche per accedere al web, così da poter consultare dizionari on-line, documentarci per le ambientazioni delle nostre storie, ricercare immagini da allegare ai racconti e anche, perché no, scegliere musiche di sottofondo che possano favorire la nostra ispirazione.




E poi abbiamo le nostre insegnanti che leggono i nostri pezzi, rispondono alle nostre domande, ci suggeriscono strategie da applicare quando ci sentiamo bloccati o quando siamo incerti su una parte appena scritta e, soprattutto, ci sostengono sempre valorizzando gli aspetti positivi dei nostri elaborati.
Insomma, come dicevamo, siamo veramente un bel gruppo!
E cosa c'è di meglio per valorizzare lo spirito di un gruppo coeso ed affiatato come il nostro?
Ma naturalmente... il momento della condivisione!


Questa splendida parola - CONDIVISIONE - la conosciamo perché continuamente abbiamo l'abitudine di condividere sui social network qualcosa di noi (un video, una foto, un pensiero...), facendo in modo che possa essere visto, messo a disposizione e diffuso tra gli altri.
Ed, in effetti, la parola deriva dal verbo "condividere" che significa "dividere, spartire insieme con gli altri, avere in comune e offrire del proprio agli altri " (fonte Vocabolario online Treccani).
Quando in un ambiente riusciamo a condividere le nostre idee, tutti ne usciamo arricchiti: impariamo ad ascoltarci, a confrontarci, a rispettarci, a fare nostri gli spunti che ci sono piaciuti...


a non sentirci soli e ad avere la percezione che si può essere aiutati in qualsiasi momento perché tutti gli altri sono pronti a sostenerci.


Quindi la prima parte dell'incontro di oggi riguarderà proprio il momento della condivisione, un elemento fondamentale per la realizzazione di una autentica comunità di studio e lavoro.
E noi siamo proprio una bella comunità di lettori e scrittori! ;-)




Nella condivisione abbiamo discusso dei nostri incipit più efficaci, di quello che ci comunicavano, di come eravamo invogliati a proseguire la lettura dei nostri pezzi. 
Qui alcuni esempi:


Triiiiiiin triiiiiiiin! Quando quel telefono squillò per la prima volta dopo  molto tempo. Mi si illuminarono gli occhi.
- Pronto, commissario Russo?
- Qual è il caso? 
- C'è stata una rapina! (Riccardo)

In ufficio era appena iniziato il mio turno di lavoro e stavo appendendo la mia giacca marrone quadrettata nell'attaccapanni della stanza principale. 
Beacker, il mio aiutante, doveva ancora arrivare e, mentre lo aspettavo, mi misi a controllare la posta e tra le ultime lettere vidi che c'era una  busta anonima indirizzata proprio a me. (Daniele)

Mi sto mangiando le unghie dall' ansia.
Sto per uscire con il ragazzo più bello della scuola. (Caterina)

ATTENZIONE: nel racconto ci sono dei rovesciamenti di ruolo. Vi invito ad entrare in questa pazzia!!! (Desiree e Rachele)

Ero in camera mia, non del tutto, perchè ero a casa dei miei nonni. 
Era una sera solenziosa, si sentivasolo la pioggia battere sui tetti e sulle finestre delle case.
Ero sdraiata sul letto, quando mi squillò il telefono (Francesca)

I raggi lunari baipassano le mie tende, le persone si mettono abiti da sera, tutti in ghingheri, mentre io non ho voglia di vestirmi con quegli abiti lunghi due chilometri, non è nel mio stile!
"Madame è tutto pronto, le persone sono tutte agitate" -   "Arrivo arrivo Jack"
(Francesco)

Era un giorno come gli altri e Sr. William di Eldor stava tornando dalla foresta dove ci sono i  confini con il regno di Don Yose III.
Di ritorno a Eldor sembrava tutto a posto , ma tutti i 1002 abitanti del regno erano radunati nella piazza del poeta. 
Al centro c 'erano due pire in cui stavano bruciavano o cadaveri dei suoi genitori
(Tommaso)

Quel buffone di Maick sta uscendo di casa con le sue Nike nuove di zecca ai piedi e una delle sue tante ragazze, Elisabeth. 
(Gretel)

Abbiamo poi parlato della tecnica letteraria degli scrittori di utilizzare il "potere del tre". Nei nostri testi lo abbiamo riproposto spesso, qui un esempio:

Una volta arrivate davanti al banco dei tappeti  la ragazza sentì il fiato sul collo di qualcuno, così si girò di scatto, ma non vide niente e nessuno.
Passati cinque minuti, sentì di nuovo quella presenza, ma anche quella volta non vide nessuno.
Tornata a casa, Farah andò in camera sua a cambiarsi d’abito e, mettendo le mani sul collo, sentì che la collana non c'era più. […]
Appena entrata, dopo pochi passi, trovò subito una difficoltà: doveva infatti risolvere un indovinello e per fortuna lei su queste cose era brava. L' indovinello diceva: "DOVE IL FARAONE MANGIA E SI RILASSA". Farah ci penso su e..... giusto! La mensa.
Il portone si aprì e lei andò avanti. Più si avvicinava e più sentiva un odore di ricchezza.  A metà percorso trovò un altro ostacolo davanti a sé: dei mattoni che si muovevano immersi nella lava. Lei poteva scegliere se rispondere a un altro indovinello oppure fare la sfida dei mattoni rischiando di perdere la vita.
Farah, siccome era molto coraggiosa, scelse di fare la sfida dei mattoni, anche se avrebbe potuto perdere la vita. Contò fino a 3, 1........2.........3...... VIAAAA!!!! E partì.
A metà percorso arrivò al bordo della pietra quasi cadendo, ma si riprese in fretta e  facilmente, quindi andò avanti facendo le pietre restanti senza alcuno sbilanciamento.
Si ritrovò però di fronte ad un ostacolo, forse il più grande: davanti a sé trovò una cosa che non avrebbe mai voluto vedere, cioè una Sfinge viva. Il vero problema era che la sfinge era cattiva moooolto cattiva.
(Alessandra)     



Abbiamo infine letto alcune descrizioni sensoriali presenti nelle nostre storie, riconoscendo che sono molto d'impatto e che aiutano il lettore ad immedesimarsi meglio nella vicenda, così come abbiamo riconosciuto il potere evocativo delle similitudini e delle metafore.
Qui un esempio:

Erano le 17:59, mancava un secondo al tramonto, le ragazze si strinsero in un abbraccio forte e Sammy spinse Lucy nell' armadio. 
Lucy uscì da una cavità di un albero, si ritrovò vicino a degli appezzamenti di terra, nel suo tanto amato 1905: era tornata a casa finalmente, così si mise a correre passando per i campi, camminando a piedi nudi con passo svelto, sentendo il solletico dell'erba e il grande caldo che si stava trasformando in una frescura leggera; il suo passo da farfalla si trasformò in quello di un leone.  
Arrivò a casa che era mattino presto, la madre, non appena la vide sbucare all’orizzonte, la salutò con la mano da lontano e lei ricambiò. Si riposò sotto un albero di mele, sentiva la corteccia ruvida punzecchiarle la schiena e i piedi che le andavano in fiamme per il dolore .  (Ludovica)

E dopo il momento iniziale di condivisione... di nuovo al lavoro sui nostri elaborati!
Sempre in modalità collaborativa.
Sempre tenendo a mente le tecniche apprese.
Sempre con quello spirito comunitario che ci contraddistingue.





Appuntamento a mercoledì prossimo.
Continuate a seguirci ;-)


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